L’atteggiamento distruttivo

Ognuno di noi nella vita si è di certo confrontato con i suoi aspetti repressivi, con i suoi schemi di resistenza interiore, i suoi NO più o meno consci.
Cioè tutti quei movimenti che impediscono il naturale esprimersi dei nostri processi creativi, dei nostri desideri di concretizzare un progetto, un sogno nel cassetto, una attività.

Perché questo accade?
Cosa reprime il nostro flusso creativo e lo tiene incatenato nell’impotenza espressiva?

Questo processo consiste in un atteggiamento distruttivo e si può definire come la nostra “corrente NO” inconscia.
Essa, anche se non ne siamo consapevoli, ostacola costantemente la nostra “corrente SI” conscia e consapevole, quella corrente energetica che accoglie l’energia vitale e la incanala in una autentica espressione di ciò che siamo. Infatti anche se consciamente abbiamo molti progetti e desideriamo realizzare molte cose, alla fine non riusciamo a farlo o siamo continuamente ostacolati da noi stessi e i nostri schemi autosabotanti.

Dove ha origine questo processo?

Esso risiede nelle profondità della nostra struttura psichica, in quel mare di “ordini inconsci” che ci siamo dati da bambini a seguito di eventi e situazioni che ci hanno portato a definirci in un certo modo, con un determinato carattere e modo di essere.

Ci sono degli eventi specifici che determinano uno strappo netto tra noi stessi e i nostri processi creativi interiori e sono tutti individuabili nella nostra infanzia, a seguito di una disfunzionale relazione con i nostri genitori.

Tutto ha origine proprio nel genitore che a sua volta, essendo stato istruito alla repressione quand’era bambino, non riesce a vedere nel figlio nulla di buono, proietta su di lui il proprio giudizio, il proprio senso di imperfezione e la propria negazione. Questo crea un continuo stress nella già fragile interiorità del bambino, che anziché costruirla in modo solido supportato dall’aiuto del genitore, si autodistrugge o comunque non riesce a trovare una solida fiducia in se stesso.

In questo modo il bambino, soffocato da standard di perfezione troppo alti, giudizio costante, così come rifiuto e mancanza di stima, deciderà nel suo profondo che quella non è la strada giusta per ottenere l’amore del genitore, cessando di dare ascolto ai propri processi creativi e dando inconsapevole sepoltura a quell’energia vitale che spinge dentro di lui per emergere.
In sostanza, si reprime.

Questo processo che accade nell’infanzia è inconsapevole. Non ci rendiamo conto che stiamo procedendo in questa direzione, semplicemente non lo sappiamo. Vediamo solo che questo processo è ciò che serve per ottenere qualcosa di buono dai nostri genitori.
Anche se i genitori non esprimessero alcun affetto e amorevolezza diretti, ma si limitassero ad astenersi dal giudicare e vessare il bambino con la loro negazione, questo a lui basterebbe per ritenere questo processo una strategia funzionale ad ottenere amore.
Il silenzio del genitore è di certo meglio del suo giudizio.

Tuttavia questa strategia si rivelerà nel tempo sbagliata.
Infatti questo processo interiore determina uno schema che si cristallizza nella psiche del bambino e lo accompagna fino all’età adulta cronicizzandosi.

Ci ritroviamo così da adulti che non sappiamo più contattare quel flusso di energia vitale creativa che esiste dentro di noi, assopito e represso da troppi anni di rifiuto. Inoltre, non avendo mai fatto esperienza di cosa vuol dire creare o costruire qualcosa, non sappiamo da che parte iniziare per poter dare forma a ciò che sentiamo dentro.

Quest’impotenza ci lascia così frustrati e repressi, arrabbiati con noi stessi e con il mondo che diverrà il capro espiatorio di tutti i nostri mali, poiché inizieremo a dare la colpa ai genitori, a tizio, caio, sempronio, al Sistema, al denaro, al potere occulto, alle lobby, alla finanza, al vicino di casa, al cane, al gatto eccc…

Tutto diverrà un parafulmine di questa nostra frustrazione interiore che nel tempo coltiverà un vero e proprio spazio di odio dentro di noi, poichè useremo in modo disfunzionale e contro noi stessi quell’energia creativa, che diviene cosi energia distruttiva.

Arrabbiarsi e portar rancore contro i propri genitori non è la strada giusta. Non solo non fa cambiare le cose, ma inquina la nostra emotività con emozioni a vibrazione molto bassa e anch’esse distruttive.
Il processo di guarigione da questo autosabotamento passa anche attraverso la presa di coscienza che il genitore è ciò che è e non può cambiare, non poteva essere diverso e non poteva fare niente di diverso da ciò che ha fatto, essendo anche lui vessato da questo disagio interiore.

Solo un delicato, minuzioso e sapiente Lavoro su di sè può portare luce in questi oscuri spazi interiori, là dove risiede questa negazione e le sue cause.
Portare la nostra consapevolezza in questi spazi interiori significa anche affrontare le sacche di sofferenza accumulate nel tempo a discapito della nostra energia creativa.
Per fare questo bisogna armarsi di una notevole pazienza, disciplina, aspirazione e volontà di andare a fondo, e non da ultimo dobbiamo affidarci a qualcuno di più esperto di noi, più avanti nel sentiero di integrazione interiore, che possa accompagnarci e talvolta guidarci in questi spazi interiori.

Solo questo ci può portare nuovamente in possesso del nostro Potere interiore, allineandoci alla corrente di energia vitale che scorre dentro di noi e ci permette di esprimere i nostri processi creativi, riacquisendo fiducia e stima in noi stessi.